L’organo nella tradizione ebraica

di Hervé Roten

Il 21 maggio 1856 la conferenza dei grandi rabbini francesi, presieduta dal Grande Rabbino di Francia Salomon Ulmann (1806 – 1865), ratifica l’uso dell’organo nei templi concistoriali. Questa decisione è oggetto di un vivace dibattito tra i sostenitori dell’ebraismo ortodosso ed i riformisti. Ed il testo finalmente adottato è chiaramente l’oggetto di un compromesso: “La Conferenza, pur deplorando la tendenza a circondare le cerimonie religiose di un fasto del tutto incompatibile con il carattere di semplicità che contraddistingue il culto ebraico, dichiara che dal punto di vista dottrinale: è consentito introdurre l’organo nei templi e farlo toccare, nei giorni di Shabbat e nelle feste, da un non israelita. Tuttavia, l’instaurazione dell’organo nelle sinagoghe può avvenire solo con l’autorizzazione del rabbino capo della Circoscrizione, su richiesta del rabbino comunale del circondario.”[1]http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/sklein.htm, Salomon (Schlôme) Wolf KLEIN, Grand Rabbin di Colmar e del Haut-Rhin (1814 – 1867) di Paul KLEIN (Moché Catane), Estratto del Bulletin de … Lire la suite

La pubblicazione di questa decisione rabbinica è un trionfo per i sostenitori della riforma del culto concistoriale francese. Tuttavia, essa non fa che riconoscere una pratica già applicata in un certo numero di templi ebraici da diversi anni.

Ci si può quindi legittimamente porre la seguente domanda: perché l’introduzione dell’organo nel culto pubblico ha suscitato una tale polemica sia tra i rabbini che tra i fedeli?

I. Musica ed ebraismo

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ricordare la secolare diffidenza delle autorità rabbiniche nei confronti della musica. Secondo Maimonide (1135-1204), la musica è tollerata solo al servizio della preghiera [2]Maimonide (1135-1204), il cui rigoroso atteggiamento nei confronti della musica è stato spesso notato, nel suo famoso responsum modulava la sua opposizione alla musica nei seguenti termini: … Lire la suite. Nell’antichità la musica, soprattutto quella strumentale, era spesso associata ai culti idolatri. Tuttavia, i racconti biblici, che descrivono il culto all’epoca dei due Templi, le danno ampio spazio. È così che il servizio del Tempio richiede non meno di 288 musicisti che suonano vari strumenti, principalmente a corda ed a fiato.

Hydraulis romano

La letteratura talmudica identifica persino il magréfah (Tamid, Cap. V, Mishnah VI) con l’antenato dell’organo. Questo strumento, talvolta descritto come una specie di flauto di Pan o un hydraulis romano (organo a canne), sarebbe stato costituito da una cassa contenente 10 canne cave ciascuna avente 10 fori, corrispondenti a 10 note diverse (ossia cento note in tutto). Si dice che questo strumento fosse usato per chiamare sacerdoti e Leviti ai loro compiti, ed il suo suono era così potente che poteva essere inteso fino a Gerico (!). Questo racconto, più simbolico che scientifico, è oggi messo in discussione da un buon numero di musicologi per i quali il magréfah sarebbe solo un utensile (un rastrello od una pala?) gettato a terra dopo la pulizia dell’altare del Tempio per invitare i cantori a riprendere il loro servizio.[3]Batja Bayer, Encyclopaedia Judaïca, vol. 12, p. 566. Vedere anche l’articolo « The Musical Magrepha of the Temple » sul … Lire la suite

La distruzione del secondo Tempio nel 70 d.C. e lo sviluppo della sinagoga segnano il divieto di ogni pratica strumentale nel culto. Solo l’uso dello shofar[4]Corno di caprone o d’ariete in cui si soffia. è autorizzato in sinagoga, e ancora essenzialmente durante le feste di Rosh Hashanah e di Yom Kippur. È vero che, prima di essere considerato uno strumento musicale, lo shofar è un riferimento simbolico al sacrificio di Isacco ed all’alleanza di Dio con i figli di Abramo.

Tuttavia, in pratica, le usanze musicali sono più flessibili e dipendono dall’approccio più o meno benevolo delle autorità rabbiniche locali. Così la musica era spesso incoraggiata in determinate festività, come il carnevale ebraico di Purim, i matrimoni e le circoncisioni. Nel XII secolo Petayah di Regensbourg in visita a Baghdad nota persino che i salmi venivano cantati nei giorni di mezza festa con accompagnamento strumentale (Itinerari, ed. Principi, 2ro). Nel XIII secolo, il Provenzale Menahem Me’irî riferisce che gli ebrei spagnoli stabiliti a Perpignan hanno l’abitudine di praticare musica strumentale profana, anche nel giorno di Shabbat (Magen abôt, ed. I. Last, cap. 10). Eppure, questa comunità è di obbedienza strettamente ortodossa poiché i suoi membri sostengono di riallacciarsi al grande teologo talmudista, esegeta e cabalista Nahmanide (1195-1270)!

Nell’Italia settentrionale, il rafforzamento della segregazione dovuto alla Controriforma della metà del Cinquecento porta molti musicisti ebrei professionisti ad esercitare la loro professione all’interno del ghetto e delle sinagoghe. Nonostante l’opposizione di alcune autorità rabbiniche, questo movimento si sviluppa nella prima metà del XVII secolo sotto l’impulso del rabbino e musicista Leone di Modena (1571-1648). Nel 1605 questo rabbino “tuttofare” – che afferma di aver esercitato ben ventisei diverse professioni nel corso della sua carriera ! – introduce una pratica corale nella sinagoga della comunità di Ferrara in occasione di alcuni Shabbat e feste. Tra il 1628 e il 1639 dirige a Venezia le attività di un’associazione musicale ebraica denominata Accademia degli impedeti poi Compagnia dei Musici. Secondo alcune testimonianze, questa associazione riusciva a mobilitare due cori e degli strumentisti – compreso un organo – per preparare la festa di Sim’hat Torah.[5]Cf. Hervé Roten, Musiques liturgiques juives : parcours et escales, Coll. Musiques du monde, Cité de la Musique / Actes Sud, 1998, p. 60

L’organo della sinagoga spagnola di Praga

Sempre nel XVII secolo, ma questa volta a Praga, i cantori della preghiera Barukh she-Amar (Mezammerei Barukh she-Amar) suonano musica strumentale ogni venerdì pomeriggio nella sinagoga. Abraham Levi di Amsterdam, in visita a Praga tra il 1719 e il 1724, osserva che “i cantori usano anche organi, cembali, clavicembali e [strumenti] a corda ogni venerdì per accogliere il sabato; non solo cantano Lekhah dodi su questi strumenti, ma in seguito continuano a suonare e cantare un pot-pourri di belle melodie per oltre un’ora intera”. Tali pratiche si svolgono regolarmente anche nelle sinagoghe di Francoforte, Nikolsburg ed in molte altre città.[6]Hervé Roten, ibidem, p. 57.

Queste idee riformatrici portano alla notazione delle prime raccolte di musica sinagogale intorno alla metà del XVIII secolo. Nel 1744, Giuda Elias di Hannover scrive il primo manoscritto di musica annotato da un cantore ashkenazita. Sarà seguito da Aaron Beer (1738-1821) il cui manoscritto del 1765 contiene non meno di 447 melodie di preghiera delle feste! La maggior parte sono composizioni dello stesso Aaron Beer o dei suoi contemporanei, spesso pallide imitazioni dello stile strumentale del XVIII secolo, in cui vi sono pochissime tracce dei modi tradizionali ashkenaziti.[7]Hervé Roten, ibidem, p. 68.

Questa assimilazione di una parte della musica ebraica alla musica d’arte occidentale avvenne anche nella comunità sefardita di Amsterdam durante il XVIII secolo. Tuttavia, si limitò a poche opere occasionali: opere corali e cantate per sabati speciali (Shabbat nahamu, Shabbat bereshit, ecc.) e feste come Sukkot (Pentecoste) o Simhat Torah.

II. La riforma del culto nel XIX secolo

L’idea di un ebraismo integrato nella società del suo tempo inizia in Germania con Moses Mendelssohn (1729–1786), capo dell’Haskala (movimento ebraico dell’Illuminismo), che pone le prime basi di quello che diventerà il giudaismo riformato.

Traduttore della Bibbia in tedesco, incoraggia i suoi discepoli a modernizzare l’educazione religiosa ed a studiare materie profane. Fede e ragione, le sue parole chiave, aprono la strada alla Scienza dell’ebraismo (Wissenschaft des Judentums) che prende forma all’inizio del XIX secolo in Germania e della quale Leopold Zunz (1794–1886) è una delle figure di spicco.

Israel Jacobson, 1808

Alla stessa epoca, dei leader laici come Israel Jacobson (1768–1828) esprimono il desiderio di modernizzare il culto sinagogale: liturgia alleggerita, introduzione dell’organo, recitazione di preghiere in tedesco e sermoni contenenti insegnamenti morali. È in questo contesto che, nel 1801, Israel Jacobson fonda una scuola a Seesen, in Sassonia, dove studiano insieme 40 bambini ebrei e 40 bambini cristiani. In seguito, nel 1810, la comunità ebraica di Seesen è la prima ad introdurre l’uso regolare dell’organo nel suo servizio religioso. È seguita dalle comunità di Kassel, Berlino (1815) e poi Amburgo (1818).

  • Es. musicale 1: Vor Dir, o Gott (Devant toi, ô Dieu) – Inno comunitario (estratto)[8]Gli esempi musicali 1 et 2 sono estratti dal CD Die Musiktradition der Jüdischen Reform-Gemeinde zu Berlin (The musical tradition of the Jewish Reform Congregation in Berlin), Tel Aviv, Israel, Beth … Lire la suite. Questa preghiera della sinagoga riformata di Berlino era cantata in tedesco sull’aria di un corale di Georg Neumark (1621 – 1681) durante il servizio mattutino di Rosh Hashanah. Il preludio d’organo è tratto dalla preghiera Untane tokef di Louis Lewandowski.

  • Es. musicale 2: Sh’ma Yisrael (estratto)

    Musica tradizionale di Yom Kippur registrata nella Sinagoga riformata di Berlino il 14 dicembre 1929. Arrangiamento: J. Stern. Solista: Joseph Schmidt (tenore).

    La conclusione musicale all’organo è tratta dalla preghiera Seu shearim di Louis Lewandowski.

Questo culto riformato provoca una viva polemica con gli elementi più ortodossi della comunità ebraica, che, con l’appoggio delle autorità rabbiniche di Germania, Polonia, Francia, Italia, Boemia-Moravia ed Ungheria, stampano nel 1819 ad Amburgo una pubblicazione intitolata Ele diverei ha-Berith (Ecco le parole dell’Alleanza) invocando la resistenza alla “nuova religione”.

Il frontespizio di questo libro ne annuncia chiaramente l’obbiettivo:

È proibito:

– di modificare il testo delle preghiere in uso in Israele, dall’inizio di quelle del mattino fino ad ‘Alenu, ed a maggior ragione procedere a delle soppressioni.

– di pregare in una lingua diversa dall’ebraico; qualsiasi libro di preghiere che sia stato stampato in modo diverso dalla tradizione e dalle nostre usanze è inadatto all’uso e non può essere utilizzato per la preghiera

– di usare strumenti musicali nelle sinagoghe, come un organo, negli Shabbat e nei giorni di festa, anche se li suona un non ebreo.[9]Cf. Jacques Kohn, Orgue e bima (http://judaisme.sdv.fr/perso/jackohn/orgue.htm).

logo bio Israel Lovy
Israel Lovy

Nonostante questa opposizione, questo “servizio ordinato” (geordneter Gottesdienst) si diffonde nel corso del XIX secolo in molte comunità dell’Europa occidentale ed in altri centri ebraici, soprattutto negli Stati Uniti. La sua diffusione è in gran parte facilitata dall’azione di alcuni cantori e musicisti di talento come Israel Lovy (1773-1832) a Parigi, o Maier Kohn (1802-1875) a Monaco. Israel Lovy sarà il primo hazzan (cantore) a introdurre il canto corale a quattro voci nella nuova sinagoga concistoriale in rue Notre Dame de Nazareth (Parigi)[10]CD Das Lied der Lieder – Festtags gesange des Wiener Statdtempels, ORF Studio Vienne 3/W09-610, 1993. Tra i cantori essenziali del nuovo ufficio sinagogale, ricordiamo anche i nomi di Salomon Sulzer a Vienna (dal 1826), Hirsch Weintraub a Koenigsberg (1838), Louis Lewandowski a Berlino (1840) o Samuel Naumbourg a Parigi (1845). Questi diversi hazzanim compongono melodie di preghiera nel più puro stile tonale senza rifiutare i vecchi canti sinagogali che si sforzano di armonizzare. A tal fine, raccolgono molte melodie tradizionali per fornire loro un arrangiamento corale o strumentale.

Il nuovo ufficio sinagogale ha influenzato anche la hazzanut dell’Europa orientale. Cantori, come Osias Abrass, Jacob Bachmann, Nissan Blumental, Wolf Shestapol, Spitzburg e molti altri, hanno studiato a Vienna con Sultzer, o sono stati ispirati dalla sua concezione musicale. Tuttavia, è solo nel 1901 che il primo organo, simbolo del giudaismo riformato, suona nel tempio di Odessa (Russia).

  • Es. musicale 3: Kadish di Musaf – Salomon Sulzer (1804-1890) (estratto)[11]CD Das Lied der Lieder – Festtags gesange des Wiener Statdtempels, ORF Studio Vienne 3/W09-610, 1993

    Questo pezzo è eseguito da Shmuel Barzilai e dal Tempelchor des Wiener Stadttemels sotto la direzione di Lev Vernik; accompagnamento d’organo: Raymond Goldstein.

III. Polemica sull’introduzione dell’organo nelle sinagoghe francesi

Anche in Francia l’introduzione dell’organo nel culto pubblico è molto graduale. Lo strumento viene utilizzato dapprima per le cerimonie ufficiali. Così, nel 1806, il tempio parigino di rue Saint-Avoye celebra il compleanno di Napoleone I. Accompagnato da un coro, il rabbino Abraham Andrade canta un inno in onore dell’Imperatore, poi l’orchestra esegue una sinfonia di Haydn[12]Hervé Roten, Les traditions musicales judéo-portugaises en France, Paris, Maisonneuve & Larose, 2000, p. 37.. Il 15 agosto 1809 è nuovamente celebrato il compleanno dell’Imperatore al tempio. Un hazan sefardita, di nome Dacosta, è responsabile dell’organizzazione musicale, che prevede l’impiego di un cantante, non hazan, Abraham Brandoni, di voci bianche, accompagnati da due arpe aggiunte ad un pianoforte (forse antenato dell’armonium?)[13]Gérard Ganvert, La musique synagogale à Paris à l’époque du premier temple consistorial (1822-1874), tesi di Dottorato di terzo ciclo, Université Paris IV Sorbonne – U.E.R. di … Lire la suite.

Sinagoga della Via Causserouge (Bordeaux 1812)

A Bordeaux diverse testimonianze attestano l’uso di un armonium ben prima della sua definitiva installazione nella nuova sinagoga inaugurata nel 1882. Così, la festa del re Luigi Filippo viene celebrata il 1° maggio 1833 da un Te Deum con accompagnamento d’“organo”. La cerimonia di riapertura della sinagoga della via Causserouge (chiusa per lavori), nel 1843, fa intervenire un “organo” suonato da un certo M. Dellile che è, secondo il Concistoro “uno dei più abili organisti della città”. Una lettera dell’11 dicembre 1855 chiede che il matrimonio della figlia del Gran Rabbino Marx sia celebrato “in pompa magna“, il che consentirebbe un “piano-organo” (cioè un armonium) che accompagnerebbe “i cori che devono essere cantati in questa occasione[14]Julien Grassen-Barbe, La musique synagogale bordelaise au XIXe siècle, op.cit., p. 54-59..

A Parigi, la sinagoga ashkenazita in rue Notre-Dame de Nazareth utilizza il pianoforte o l’organo durante alcune cerimonie, come l’iniziazione religiosa, rito istituito nel 1842 ad immagine della solenne comunione cristiana. Il matrimonio della figlia del Gran Rabbino Marchand Ennery è celebrato nel 1846 al suono dell’organo.[15]Cf. Dominique Jarassé, La synagogue de la rue Notre-Dame de Nazareth, lieu de construction d’une culture juive parisienne et d’un regard sur les Juifs (luogo di costruzione di una cultura … Lire la suite

Nella capitale il dibattito sull’introduzione dell’organo nelle sinagoghe imperversa fin dal 1844, quando i membri laici del Concistoro di Parigi chiedono al Gran Rabbino Isidor l’autorizzazione di utilizzare un organo espressivo per una cerimonia di iniziazione durante la quale delle fanciulle canterebbero un inno. Il Gran Rabbino rifiuta, sostenendo che “sebbene non vi sia un testo formale contro l’introduzione di questo strumento nel tempio, ritiene di doversi opporre formalmente, dato che tale uso è simile a quello dei culti non israeliti...”[16]Registro dei processi-Verbali delle Sedute del Concistoro di Parigi, (cote AA3 degli Archivi Consistoriali, seduta del ? marzo 1844, pp. 216-217. Citato da Gérard Ganvert, La musique synagogale à … Lire la suite

Organo della sinagoga di Nazareth (Parigi)

Il Concistoro Centrale, chiamato a dirimere questa controversia, rinvia la cerimonia di alcuni mesi e si impegna a prendere una decisione in merito. Ma il dibattito è ormai lanciato e nel 1851 il Concistoro di Parigi decide di installare un organo nel tempio di rue Notre-Dame-de-Nazareth, allora in fase di ricostruzione. Allo stesso tempo, gli ebrei portoghesi della capitale costruiscono un nuovo tempio al 23 di rue Lamartine, nel quale prevedono anche un organo, posto dietro il coro.

Ed è al suono di questo strumento[17]Secondo Maurice Bourge, (Revue et Gazette Musicale de Paris, n° 46, 1854, p. 367-368), si tratta di “un bell’organo di otto registri ed a due tastiere, fabbricato dalla Maison Ducroquet nelle … Lire la suite che il 4 giugno 1851 è inaugurata la prima sinagoga concistoriale con organo.

La cerimonia è iniziata con il trasporto dei Sefarim nell’Hechal (…) Durante questa processione si udiva un assolo d’organo. (…) Si è notato nella processione dei Sefarim, che i ministri-officianti del tempio di rito askenazita si sono uniti al coro. (…) Si sono quindi estratti cinque Sefarim; questa estrazione essendo stata accompagnata da un assolo d’organo.”[18]Les Archives Israélites, tome XII, 1851, p. 310-311.

Va notato a questo proposito che i sefarditi portoghesi sono generalmente più aperti alla riforma dei rabbini ashkenaziti. Ciò deriva probabilmente dal fatto che gli ebrei portoghesi erano integrati infinitamente meglio dei loro correligionari dell’Alsazia-Lorena.

Nel suo resoconto dell’Univers israélite dell’ottobre 1855, S. Bloch riferisce:

Al Tempio di rito portoghese le cose si sono svolte come al solito, cioè con dignità ed in pompa magna. L’organo ha suonato di nuovo durante la festa di Rosh Hashana, ma ha digiunato durante il giorno di Yom Kippur, perché anche i suoi sostenitori più accaniti non avrebbero voluto aggiungerlo alla sublime preghiera del Col Nidré (…).[19]S. Bloch, L’Univers israélite, n° 2 – octobre 1855, pp. 54-56

Nel dicembre 1855 aggiunge la seguente precisazione: “L’organo viene suonato il venerdì sera, il sabato e le principali feste al Tempio portoghese ma non a Notre-Dame de Nazareth”.[20]S. Bloch, L’Univers israélite, n° 4 – décembre 1855, pp. 263-264

A riprova di questa integrazione dell’organo nel culto pubblico portoghese, Emile Jonas, direttore musicale del tempio di rue Lamartine, pubblica nel 1854 un libro intitolato Shirot Yiserael, Raccolta di canti ebraici antichi e moderni, eseguita al Tempio di rito portoghese di Parigi contenente 39 canti liturgici con accompagnamento d’organo.

  • Es. musicale 4: Tehilat – Emile Jonas (1827-1905)[21]Estratto dal CD Jacques Offenbach et ses proches – de la synagogue à l’opéra, Ed de l’IEMJ, 2019.

I templi di rue Lamartine (1851) Notre-Dame-de-Nazareth (1852), la Victoire (1874) e Buffault (1877) sono quindi le prime quattro sinagoghe parigine ad essere dotate di un organo[22]La sinagoga della Vittoria possiede un organo Orgue Merklin (1875) che comporta due tastiere di 56 note ed un pedaliere di 30 note, restaurato nel 1960 dalla Maison Gutschenritter. La sinagoga della … Lire la suite. Nel 1882 anche Bordeaux installò un organo in occasione della costruzione del suo nuovo tempio.

Organo della sinagoga di Benfeld (Alsazia)

In Alsazia-Lorena, alto luogo di insediamento ebraico, la situazione è più contrastata. Secondo Claude Heymann, “Gli hazanim alsaziani della metà del 19° secolo possiedono nozioni musicali ma hanno frequentano molto raramente il conservatorio. (…) Anche se gli ebrei alsaziani sono, nel loro insieme, molto attaccati alle arie delle preghiere o nigunim che ascoltano in sinagoga e che i venditori ambulanti canticchiano tutto l’anno durante i loro lunghi viaggi, essi preferiscono senza dubbio il fervore spontaneo di un shaliah tsibbour (delegato della comunità) che guida il canto dei fedeli ad un tenore che trasformerebbe la sinagoga in un’opera. Niente è più caratteristico dell’indignazione di uno dei personaggi del romanziere Léon Cahun (1841-1900) che esclama: “Sembra che a Francoforte ed a Parigi abbiano costruito sinagoghe con organi, e che vi si facciano cantare delle voci bianche. Organi! Organi! Perché non una chiesa ed una messa subito! Questa è ben l’idolatria dei tempi moderni!”[23]Heymann Claude, Vie communautaire, spiritualité et musique dans la campagne alsacienne. Le rôle des chantres (Vita comunitaria, spiritualità e musica nella campagna alsaziana. Il ruolo dei … Lire la suite

Tra i feroci oppositori dell’organo, citiamo il gran rabbino Salomon Klein di Colmar (1814-1867) che si oppone fermamente all’introduzione dell’organo nel culto pubblico nel corso della conferenza dei gran rabbini francesi del 1856 [24]Cf. http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/sklein.htm. Le sue argomentazioni possono essere così riassunte:

– Suonare musica durante lo Shabbat, anche se suonata da un non ebreo, è un “lavoro” (shevuth) proibito. Questo divieto è formulato molto chiaramente da Rambam/Maimonide (Hilkhoth Shabbath 23, 4) e dal Shulchan ‘arukh (Orah Chayim 338 e 339).

– Ricordiamo che è stato vietato a partire dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme l’uso di strumenti musicali, con la sola eccezione delle cerimonie nuziali (Shoulchan ‘arukh Orach ‘hayyim 560, 3).

– L’uso dell’organo nelle sinagoghe si scontra ancora con un altro divieto, quello di imitare gli usi in onore tra i non ebrei (ולא תלכו בחקת הגוי אשר אני משלח מפניכם [Wayiqra 20, 23])[25]Cf. Jacques Kohn, Organo e bima, op. cit.

La posizione di Salomon Klein è vigorosamente combattuta da Gerson-Levy, nella sua opera Organ and pioutim, pubblicata a Metz nel 1859. Il sottotitolo di questa raccolta è rivelatore: “Appello al buon senso su queste due domande: L’organo è antireligioso? La prosa in rima del Medioevo ha un carattere di stabilità nella sinagoga francese?

Secondo Gerson-Levy, l’antica sinagoga era “un luogo dove ognuno era il padrone: nessun gusto, nessun ordine, nessun rispetto, nessuna disciplina. L’officiante principale è di solito un uomo dalla voce nasale i cui trilli imitano il nitrito di un cavallo, accompagnato da un basso taille il cui merito consiste nel contraffare il grugnito di un animale odiato dagli israeliti [un maiale], e da un falsetto discordante somigliante alla voce acuta e penetrante della fanciulla; l’intero pubblico unendosi a questo trio senza conoscerne la gamma”. Lo stesso Gerson Lévy, nonostante tutto, ha l’onestà di ammettere in conclusione: “I nostri padri lo trovavano bellissimo, soprattutto quando vi era molta fanfara, molto valzer, molte ariette”. (p. 4) Ma poi insiste sulla necessità di riformare il culto. “Ascoltate! Riforma, secondo tutti i dizionari, è il ripristino della vecchia forma, il taglio degli abusi che l’hanno deformata. (pag.6)

Poi confuta uno per uno le argomentazioni degli oppositori dell’organo:

Secondo il dizionario di M. Marchand Ennery, l’Ugab inventato da Yuval non sarebbe che un organo” (sic). (…) I re Davide e Salomone non hanno paura d’introdorre 4.000 strumentisti nella casa di Dio. (…) Siamo perfettamente d’accordo sull’assenza dell’organo nel Tempio di Salomone; non vi figuravano non più il saxhorn, l’ophicleide, il violino, il parafulmine, la luce a gas ed il telegrafo elettrico. È colpa loro se non erano ancora nati? L’organo non è nato con il cristianesimo. 135 anni prima della nascita di Gesù, il suo principio fu sviluppato da un matematico di Alessandria, di nome Ctesibio. (pag. 8)

Un’altra obiezione dell’epoca: “Quale sentimento religioso può produrre in un cuore israelita uno strumento toccato da un non israelita?” (pag.14)

A questa obiezione, Gerson-Lévy sostiene che “il Tempio di Salomone, come innumerevoli sinagoghe, furono costruiti da non ebrei. Lo stesso vale per la stampa di opere religiose da parte di non ebrei”. (pag. 16)

Quanto al divieto dell’uso dell’organo di sabato, per Gerson-Levy si tratta solo di una misura precauzionale. “Lo strumento potrebbe rompersi e dovrebbe essere riparato, il che comporta un lavoro proibito di sabato. Ma questo caso è improbabile, non essendo l’organista un liutaio, e anche se si esponesse a voler riparare, l’assemblea dei fedeli gli ricorderebbe l’osservanza della Legge.” (pp. 16-17).

Infine, conclude Gerson-Levy: «Io non sostengo che l’organo sia indispensabile alla sinagoga od alla chiesa, ma ritengo che il rabbino che lo voglia vietare, con il pretesto di Huqat goyim (usanza dei goyim ndr), mente alla sua conoscenza e alla sua coscienza…” (p. 17).

Organo della sinagoga di Mulhouse

​Finalmente, nell’ultimo terzo del XIX secolo, ad eccezione di Colmar, l’organo riesce ad imporsi in quasi tutte le grandi comunità dell’Alsazia, anche per lo Shabbat e le feste. Nelle comunità più piccole, ad eccezione di Brumath, Benfeld e Sélestat, l’organo non veniva suonato durante lo Shabbat e nei giorni di festa.[26]Cf. Heymann Claude, Vie communautaire, spiritualité et musique dans la campagne alsacienne. Le rôle des chantres (Vita comunitaria, spiritualità e musica nella campagna alsaziana. Il ruolo dei … Lire la suite

La pratica dell’organo è continuata nel XX secolo. A Metz, gli hazzanim Jules Ptachek Salomon Binn (hazzan dal 1919 al 1953) e Albert Kirch (dal 1950 al 1982) hanno officiato per diversi decenni, accompagnati dall’organo. Salomon Binn ha anche diretto il coro della sinagoga di Metz. Max Rosenzweig (1902 – 1977) gli succede tra il 1934 e il 1967 come maestro di coro e organista. Suo figlio ricorda che a quel tempo “il Concistoro israelita di Metz era evoluto e non era troppo inflessibile sui principi dell’ortodossia. Così, il coro, che avrebbe dovuto essere composto interamente di uomini come a Strasburgo, era misto e accompagnato, tranne che nel giorno di Yom Kippur, dall’organo. La restrizione imposta: l’organista non doveva essere ebreo… I canti d’obbedienza tedesca erano quasi classici e musicalmente belli”. (…) “Il coro era accompagnato all’organo della Sinagoga dal Sig. Marcel Mercier, insegnante di pianoforte al Conservatorio di Musica di Metz: suonava anche durante i Shabbatot e le feste, perché il Sig. Mercier era cristiano. Un altro organista cristiano, di cui mi sfugge il nome, sostituiva il sig. Mercier quando ne era impedito. A volte era il dentista Sylvain Binn, figlio del hazan Salomon Binn, ad accompagnare benevolmente il coro all’organo durante la settimana.”[27]Jean Jonathan Rosen, Max (Moché) ROSENZWEIG 1902 – 1977, Direttore della Corale sinagogale di Metz tra il 1934 ed il 1967, http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/hazanim/rosenzw.htm

  • Es. musicale 5: Enoch kehotsir di Louis Lewandowski della corale di Metz[[28]CD registrato da Albert Kirch, zona 12.

Oggi l’organo di Metz, come molti dei suoi “colleghi”, non è più in uso. La tipografia ebraica è cambiata profondamente durante il XX secolo, in particolare con la deportazione di un terzo degli ebrei di Francia ed il massiccio arrivo di ebrei dal Maghreb negli anni ’50 e ’60.

Nel maggio del 1968 i movimenti di protesta che hanno imperversato all’interno della società francese hanno raggiunto la sinagoga… ma nella direzione di un ritorno a una maggiore ortodossia. Un venerdì intorno a metà maggio, degli studenti del Bne Akiba, un gruppo religioso sionista guidato dal rabbino Paul Roitman, sono arrivati nella grande sinagoga parigina di rue de la Victoire, minacciando di rompere l’organo se fosse stato usato. La stessa sera i coristi, bloccati da uno sciopero della metropolitana, non riescono ad arrivare alla sinagoga. Le autorità rabbiniche, guidate dal rabbino capo di Paris Meyer Jaïs, approfittano di questo evento per chiedere l’abbandono dell’organo e dei cori misti. Il rabbinato è diviso; finalmente l’organo riprende il suo posto nel culto ma in accompagnamento di soli cori maschili. I cori misti furono ammessi soltanto per i matrimoni prima di essere definitivamente vietati dal Gran Rabbino Kaplan nel novembre 1975.

È anche a quest’epoca, nel 1973, che chiude l’unica scuola d’arte cantoriale istituita presso il Seminario ebraico in rue Vauquelin a Parigi. Gli apprendisti cantori potevano acquisire una cultura musicale generale (teoria musicale, tecnica vocale, pianoforte) accompagnata da un apprendistato delle preghiere nei due riti principali, ashkenazita e sefardita (portoghese).

Dalla fine degli anni ’70 ha operato una certa forma di ortodossia e ad eccezione delle sinagoghe liberali, dei matrimoni o delle cerimonie ufficiali, l’organo oggi non è praticamente più suonato nelle sinagoghe francesi.

Conclusione

Per più di 150 anni l’organo è stato lo strumento emblematico dell’emancipazione ebraica. Il suo uso, più significativo nelle grandi città che nei piccoli centri di provincia o nelle campagne, era adattato alla spazializzazione dei nuovi templi concistoriali la cui imponenza e solennità dovevano segnare la rigenerazione del cittadino francese di fede ebraica. Fino al 1874, le autorità concistoriali tentarono persino di unire i due riti principali, sefardita portoghese e ashkenazita, in un unico rito francese, ma questo tentativo fallì.

Questa concezione unitaria, talvolta considerata elitaria, fu utile a suo tempo perché ha consentito l’integrazione degli ebrei nella società francese. Ma oggi, di fronte alla diffusione dei luoghi di culto ed al ritorno ad un ebraismo più ortodosso, la maggior parte dei fedeli (a parte quelli affiliati ai movimenti liberali) ritrova la strada delle sinagoghe o dei piccoli oratori dove le voci si innalzano di nuovo a cappella.

Tre esempi di preghiere accompagnate dall’organo, scritte da compositori ebrei dell’Ottocento

(Estratti dal CD Jacques Offenbach et ses proches – de la synagogue à l’opéra, Ed de l’IEMJ, 2019)

Es. musicale 6: Mizmor lessodo (Ps. 100), Fromental Halévy (1799-1862)

Es. musicale 7: Kedouschah de Moussaph, Jules Erlanger (1830-1895)

Es. musicale 8: Ouvnou’ho yomar, Giacomo Meyerbeer (1791-1864), arrangiamento: Samuel Naumbourg

References
1 http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/sklein.htm, Salomon (Schlôme) Wolf KLEIN, Grand Rabbin di Colmar e del Haut-Rhin (1814 – 1867) di Paul KLEIN (Moché Catane), Estratto del Bulletin de nos Communautés, 1955.
2 Maimonide (1135-1204), il cui rigoroso atteggiamento nei confronti della musica è stato spesso notato, nel suo famoso responsum modulava la sua opposizione alla musica nei seguenti termini: “Divieto di ogni pratica musicale, vocale o strumentale, eccetto la preghiera (dove la musica) aiuta e risveglia l’anima alla gioia e alla tristezza» (a cura di A.H. Freimann, n. 370).
3 Batja Bayer, Encyclopaedia Judaïca, vol. 12, p. 566. Vedere anche l’articolo « The Musical Magrepha of the Temple » sul sito https://www.beishamikdashtopics.com/2014/10/the-musical-magrepha-of-temple.html
4 Corno di caprone o d’ariete in cui si soffia.
5 Cf. Hervé Roten, Musiques liturgiques juives : parcours et escales, Coll. Musiques du monde, Cité de la Musique / Actes Sud, 1998, p. 60
6 Hervé Roten, ibidem, p. 57.
7 Hervé Roten, ibidem, p. 68.
8 Gli esempi musicali 1 et 2 sono estratti dal CD Die Musiktradition der Jüdischen Reform-Gemeinde zu Berlin (The musical tradition of the Jewish Reform Congregation in Berlin), Tel Aviv, Israel, Beth Hatefutoth, ℗1997
9 Cf. Jacques Kohn, Orgue e bima (http://judaisme.sdv.fr/perso/jackohn/orgue.htm).
10 CD Das Lied der Lieder – Festtags gesange des Wiener Statdtempels, ORF Studio Vienne 3/W09-610, 1993
11 CD Das Lied der Lieder – Festtags gesange des Wiener Statdtempels, ORF Studio Vienne 3/W09-610, 1993
12 Hervé Roten, Les traditions musicales judéo-portugaises en France, Paris, Maisonneuve & Larose, 2000, p. 37.
13 Gérard Ganvert, La musique synagogale à Paris à l’époque du premier temple consistorial (1822-1874), tesi di Dottorato di terzo ciclo, Université Paris IV Sorbonne – U.E.R. di Musicologia, 1984, p. 62.
14 Julien Grassen-Barbe, La musique synagogale bordelaise au XIXe siècle, op.cit., p. 54-59.
15 Cf. Dominique Jarassé, La synagogue de la rue Notre-Dame de Nazareth, lieu de construction d’une culture juive parisienne et d’un regard sur les Juifs (luogo di costruzione di una cultura ebraica parigina e di uno sguardo sugli Ebrei)(https://www.cairn.info/revue-romantisme-2004-3-page-43.htm).
16 Registro dei processi-Verbali delle Sedute del Concistoro di Parigi, (cote AA3 degli Archivi Consistoriali, seduta del ? marzo 1844, pp. 216-217. Citato da Gérard Ganvert, La musique synagogale à Paris à l’époque du premier temple consistorial (1822-1874), op.cit., p. 76.
17 Secondo Maurice Bourge, (Revue et Gazette Musicale de Paris, n° 46, 1854, p. 367-368), si tratta di “un bell’organo di otto registri ed a due tastiere, fabbricato dalla Maison Ducroquet nelle proporzioni conformi alla superficie del santuario, più elegante che ampio”.
18 Les Archives Israélites, tome XII, 1851, p. 310-311.
19 S. Bloch, L’Univers israélite, n° 2 – octobre 1855, pp. 54-56
20 S. Bloch, L’Univers israélite, n° 4 – décembre 1855, pp. 263-264
21 Estratto dal CD Jacques Offenbach et ses proches – de la synagogue à l’opéra, Ed de l’IEMJ, 2019.
22 La sinagoga della Vittoria possiede un organo Orgue Merklin (1875) che comporta due tastiere di 56 note ed un pedaliere di 30 note, restaurato nel 1960 dalla Maison Gutschenritter. La sinagoga della via Buffault possiede un organo delle stesse dimensioni, restaurato dallo stesso fabbricante d’organo nel 1985.
23 Heymann Claude, Vie communautaire, spiritualité et musique dans la campagne alsacienne. Le rôle des chantres (Vita comunitaria, spiritualità e musica nella campagna alsaziana. Il ruolo dei cantori),  Archives juives 2002/1 – N° 35, p. 131.
24 Cf. http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/sklein.htm
25 Cf. Jacques Kohn, Organo e bima, op. cit.
26 Cf. Heymann Claude, Vie communautaire, spiritualité et musique dans la campagne alsacienne. Le rôle des chantres (Vita comunitaria, spiritualità e musica nella campagna alsaziana. Il ruolo dei cantori), Archives juives 2002/1 – N° 35, p. 133.
27 Jean Jonathan Rosen, Max (Moché) ROSENZWEIG 1902 – 1977, Direttore della Corale sinagogale di Metz tra il 1934 ed il 1967, http://judaisme.sdv.fr/histoire/rabbins/hazanim/rosenzw.htm
28 CD registrato da Albert Kirch, zona 12.

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