Perdu dans les étoiles ou Le destin juif de Kurt Weill

Di Roland Bélicha

Editions au Net, 2018

Nell’introduzione al suo ultimo libro, Perdu dans les étoiles ou Le destin juif de Kurt Weill, Roland Bélicha esamina il rapporto di Kurt Weill con la sua identità ebraica. Come compositore cosmopolita che sposò la cantante non ebrea Lotte Lenya nel 1926, si separò nel 1933 e si risposò con lei nel 1937, Kurt Weill non espresse apertamente alcuna dimensione ebraica nella sua musica. Eppure, come scrive Roland Bélicha nell’introduzione al suo libro: “Strada facendo, mi sono reso conto che la sua opera era costellata da diverse composizioni relative al mondo ebraico. In definitiva, si può dire che Kurt Weill si sentì ebreo per tutta la vita e che era profondamente preoccupato per le sofferenze del popolo ebraico, essendo egli stesso sfuggito per poco alla barbarie dei nazisti.”

Nato a Dessau (Germania) il 2 marzo 1900, Kurt Weill era il terzo dei quattro figli di Emma Ackermann e di Albert Weill, cantore della sinagoga di Dessau (dal 1899 al 1919) e compositore, soprattutto di musica liturgica. Il compositore crebbe ascoltando la musica sinagogale fin dalla più tenera età. Tra i suoi antenati vi erano molti rabbini (tra cui Jakob Weil, nato intorno al 1390 nella frazione di Weill der Stadt, non lontano da Stoccarda). Nel 1955, cinque anni dopo la morte del figlio, Emma Weill, madre del compositore, dichiarò non senza ironia: “Con nostra grande gioia, Kurt Weill era un compositore. Avremmo potuto avere un altro rabbino, o un medico.”

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Kurt Weill et la France, Édition du Réveil des combattants,
Villejuif, 1996, 96 pp.

Tra le prime composizioni di Kurt Weill ci sono cinque opere di ispirazione ebraica:
Mi Addir (1913) (preghiera cantata ai matrimoni degli ebrei ashkenaziti)
Gebet (1915) (un brano composto per la maggiore età religiosa della sorella)
Ofrah’s Lieder (1916) (ciclo per voce e pianoforte su poesie di Judah Halevi)
Sulamith (1920) (fantasia corale per soprano, coro femminile ed orchestra, su un soggetto tratto dal Cantico dei Cantici)
Recordare (1923) (Mottetto a cappella per coro a quattro voci e coro di bambini, basato sul quinto capitolo delle Lamentazioni di Geremia)

Tra il 1923 e il 1937, le opere di Kurt Weill non erano più legate all’ebraismo. Ma l’ascesa del nazismo e dell’antisemitismo, che costrinse il compositore all’esilio, prima in Francia nel 1933 e poi negli Stati Uniti nel 1935, portò Kurt Weill a riscoprire le sue radici ebraiche.

Nel novembre del 1933, Meyer Weisgal si recò a Parigi per presentare a Max Reinhardt il progetto di una grande mostra sulla storia del popolo ebraico, al fine di sensibilizzare il mondo sulle minacce che incombevano su di esso. Un progetto simile era già stato concepito da Arnold Schönberg nel 1927 con Der biblische Weg (La via biblica). Reinhard contattò Franz Werfel per il libretto e Kurt Weill per la musica. Il progetto fu ritardato e fu finalmente completato negli Stati Uniti solo nel 1937, con la prima dell’oratorio The Eternal Road a New York. Secondo Roland Bélicha, “per quest’opera Weill studiò gli spartiti di musica ebraica che suo padre, compositore di musica liturgica, gli aveva inviato”. The Eternal Road è divisa in quattro parti: 1. I Patriarchi, 2. Mosè, 3. I Re e 4. I Profeti.

Come nota Pascal Huynh, musicologo ed autore di diversi libri su Kurt Weill, The Eternal Road fu un passo decisivo nel riconoscimento da parte di Weill della sua eredità ebraica.

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Kurt Weill et la France. Documents choisis et annotés par Roland Bélicha, Éditions du Net, Paris, 2011, 184 pp.

Nel 1938, Kurt Weill scrisse Two Folk Songs of the New Palestin. Si tratta di due arrangiamenti di canzoni scritte per i pionieri ebrei della Palestina: Havu l’venim (composta da Mordekhaï Zeïra su testo di Alexander Penn) e Baa m’nucha (composta da Daniel Samburski su testo di Natan Alterman). Queste due melodie per voce e pianoforte sono state pubblicate in due serie di Folk Songs, che comprendono anche arrangiamenti di altri compositori come Darius Milhaud ed Aaron Copland.

Nel 1943 Weill compose We Will Never Die – A Memorial per tenore solo, narratore ed orchestra, dedicato ai due milioni di ebrei morti in Europa. Nello stesso anno, Kurt Weill divenne cittadino americano.

Nel marzo 1946, su richiesta del cantore David Putterman, Weill compose un Kiddush per il 75° anniversario della sinagoga di Park Avenue a New York. L’opera fu dedicata a suo padre.

Infine, nel 1947, durante un viaggio in Palestina per rivedere i suoi genitori che vivevano a Nahariya dal 1935, Kurt Weill incontrò Chaim Weizmann, il futuro primo presidente dello Stato di Israele, che gli chiese di orchestrare l’Hatikvah, l’inno sionista che anni dopo sarebbe diventato quello dello Stato di Israele. Questo arrangiamento orchestrale dell’Hatikvah fu eseguito per la prima volta a New York il 25 novembre 1947.

Due anni e mezzo dopo, il 3 aprile 1950, Kurt Weill morì di infarto a New York.

Les trois ouvrages de Roland Bélicha consacrés à Kurt Weill, donnés par l’auteur à l’Institut Européen des musiques Juives, sont désormais consultables à la médiathèque Halphen.
Consultare la biografia di Kurt Weill
Ascoltare la playlist dedicata a Kurt Weill

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